NBA – La “stagione delle coppie”: la Central Division di Giannis

Pochissimi giorni e l’NBA segnerà l’inizio della stagione numero 74 del campionato di basket più bello ed emozionante del pianeta che coinvolgerà 30 franchigie in lizza per il famoso anello. Dal prossimo 23 ottobre partirà la caccia ai Toronto Raptors campioni in carica i quali però, dopo il mercato estivo, difficilmente riusciranno a bissare il titolo dello scorso giugno anche se, questo è certo, i canadesi venderanno cara la pelle come da tradizione.

Quella che sta per iniziare è già stata ribattezzata la “stagione delle coppie” perché forse, mai come quest’anno, l’NBA presenta in quasi ogni squadra almeno una copia di fuoriclasse fino ad arrivare ai binomi di marziani che sono pronti a esaltare i tifosi d’oltreoceano. Dopo aver analizzato le franchigie della Southeast Division, proseguiamo il viaggio nella Central Division dove, tra vecchie conoscenze e rookie arrembanti, non mancherà di certo lo spettacolo.

Chicago Bulls

NBA - La "stagione delle coppie": la Central Division di Giannis

Zach LaVine

Da ormai due stagioni la Windy City i playoff li vede solo con il binocolo. Il processo di restyling in atto a Chicago piano piano sta prendendo forma anche se, appare ovvio a tutti, il processo potrebbe comportare ancora qualche piccolo sacrificio.

Anche se… Ebbene sì la città che ha potuto ammirare le gesta del più forte giocatore della storia, Sua Maestà Michael “Air” Jordan, sta cominciando a vedere la luce in fondo al tunnel.

Il primo bagliore ha le sembianze di Zach LaVine: la guardia ex UCLA scelta quattro stagioni fa dai Minnesota Timberwolves, è da un anno e mezzo la prima scelta offensiva dei Bulls. I numeri del ragazzo di Renton sono in costante crescita e i 23.7 punti a partita dello scorso anno gli hanno consegnato le chiavi della formazione rossonera. È chiaro però che un solo violino da solo non può bastare sebbene a Est tutto sia possibile.

Così dal Draft è arrivato Coby White, guardia esplosiva da North Carolina. L’ex Taar Heel sulla carta parte dietro nelle gerarchie ma sono tutti pronti a scommettere che il ragazzo con il numero 0 brucerà le tappe così da prendersi subito il palcoscenico dell’NBA.

Cleveland Cavaliers

Darius Garland

L’addio del Re, al secolo LeBron James, non è stato ancora assorbito nell’Ohio. I Cavs speravano che la Dea Bendata guardasse verso di loro regalando la prima scelta assoluta al Draft di quest’anno così da regalarsi quel Zion Williamson che tutti accreditano proprio come il nuovo LeBron.

Invece il ragazzo è finito in quel di New Orleans per la gioia dei Pelicans e così a Cleveland le prospettive di un’altra annata di passione dopo quella dello scorso anno, terminata con un non invidiabile record di 19 vinte e 63 perse, sono altissime.

Due però potrebbero essere le gioie in casa Cavs. La prima ha la faccia di Darius Garland: canotta numero 10 sulle spalle, il ragazzo nativo di Gary ha tutte le carte in regola per essere il volto NBA della franchigia del presente ma, soprattutto, del futuro.

Insieme a lui ci sarà Kevin Love. Il Beach Boy ha superato da poco le 31 primavere ma si porta dietro una serie di problemi fisici non trascurabili. Potrebbe anche partire, sempre che qualcuno si accolli il suo contrattone da 120 milioni in quattro anni, ma se per qualche mese il fisico dovesse reggere allora Love potrebbe formare con il rookie una coppia molto interessante.

Detroit Pistons

Blake Griffin

Quella che si sta per aprire, a Detroit, potrebbe essere con tutta probabilità l’ultima chance per un gruppo destinato a sciogliersi la prossima estate. A Motown City sanno benissimo che i Pistons, rispetto ad altre formazioni, sono una squadra un d’esperienza, per non dire vecchiotta, ma che, come da tradizione, ha grinta e carattere da non essere seconda a nessuno. Gli insegnamenti dei Bad Boys degli Anni Novanta, comandati da Daily in panchina e Thomas in campo, fanno ancora scuola.

Il cuore della squadra sarà ancora una volta Blake Griffin. L’ala grande nativa di Oklahoma City è alla terza stagione in maglia Pistons e vuole cercare di portare la sua squadra non solo alla post season, obiettivo minimo in una Conference senza padroni, ma provando a inserirsi tra le prime 4 del gruppo.

Insieme a lui la grande speranza di Detroit si chiama Derrick Rose. L’ex MVP con i Bulls, a soli 30 anni, è uno dei grandissimi veterani della NBA. Falcidiato da infortuni, Rose è rinato lo scorso anno a Minnesota. Nelle gerarchie è attualmente il sesto uomo di coach Casey ma lui sogna di sovvertire i pronostici e ritagliarsi una stagione da assoluto protagonista.

Indiana Pacers

Victor Oladipo

Inutile nascondersi: tutto gira intorno al rientro di Victor Oladipo. Coach McMillan, alla quarta stagione sulla panchina dei bianco-giallo-neri, sa che il rientro del suo numero 4 sarà fondamentale per capire il ruolo che i Pacers potranno giocare nella stagione e nei playoffs.

L’ex numero 10 dei Seattle Supersonics dalla panchina ha sempre portato Indiana tra le migliori 16 del lotto ma non ha mai superato il primo turno: due volte ci ha pensato LeBron con i suoi Cavaliers e lo scorso anno i Boston Celtics a eliminare Sabonis e compagni.

In attesa dunque di capire quando il leader della squadra rientrerà dall’infortunio al tendine di Achille (si parla di un periodo che può variare da dicembre a febbraio), il peso dei Pacers sarà sulle spalle del nuovo arrivato Malcolm Brogdon.

L’ex play dei Bucks, che a lungo andare potrebbero pentirsi di non avergli dato i soldi che il giocatore chiedeva, è chiamato alla consacrazione assoluta dopo la stagione scorsa. Sarà lui a comandare il gioco e prendersi responsabilità in attesa del “gemello” Oladipo. Ai Pacers non bastano più i complimenti: quest’anno vogliono anche vincere.

Milwaukee Bucks

Un nome e una sigla: Giannis Antetokounmpo, MVP. Potrebbero bastare questi due indizi per descrivere chi, senza mezzi termini, punta deciso non solo a rappresentare l’Est alle prossime Finals NBA ma che vorrebbe riportare nel Wisconsin il titolo dopo quasi 50 anni.

Tutto ruoterà intorno a The Greek Freak che, a 25 anni, sa di essere tra i primi cinque giocatori dell’intera Lega. Coach Budenholzer vuole alzare ancora l’asticella e se lo scorso anno non avesse trovato sulla propria strada i Toronto Raptors di Kawhi Leonard in finale con Golden State se la sarebbero giocata fino alla fine.

Antetokounmpo ha perso un fido scudiero come Brogdon, finito ai rivali dei Pacers, ma sa bene che accanto a lui avrà ancora una volta Khris Middleton, la spalla perfetta nel sistema dei Bucks. I quasi 28 punti a partita uniti ai 12.5 rimbalzi e sei assist rendono solo parzialmente l’idea del dominio di Giannis.

Ma il ragazzo greco, dopo aver giurato amore eterno ai Bucks, vorrebbe essere ricordato anche per aver dato il secondo titolo della storia alla franchigia. Il primo, e finora unico, arrivò nella stagione 1970-71 grazie a un giovane ventiquattrenne di Brooklyn alto 2.18 che dominava il campo proprio come Antetokounmpo.

All’epoca si faceva chiamare ancora Lew Alcindor ma il mondo lo ricorda, ancora oggi che di anni ne ha 72, come Kareem Abdul-Jabbar.