Mangiar sano ed equilibrato, apportando al nostro organismo il giusto quantitativo di calorie giornaliere. Non più diete dimagranti ma piani alimentari specifici e personalizzati, per migliorare la propria salute e il benessere psicofisico. Ne parliamo con il Dott. Pietro Mignano, biologo nutrizionista e farmacista.
1) Biologo nutrizionista e farmacista: un curriculum molto ricco. Cosa l’ha fatta propendere per la nutrizione piuttosto che per l’ambito farmaceutico?
Dopo la mia prima laurea in Farmacia decisi di intraprendere un secondo percorso di studi in Scienze della nutrizione. Inizialmente una seconda laurea, come valore aggiunto al primo percorso di studi. Lavorando come farmacista, però, mi sono reso conto che molti farmaci per patologie croniche (ad esempio farmaci per il colesterolo o l’iperinsulinemia) vengono spesso prescritti troppo facilmente. In realtà, un primo approccio terapeutico può essere dato dall’alimentazione che può portare in molti casi a ridurre i farmaci o talvolta anche a sospenderli.
2) Che valore aggiunto forniscono gli studi di Farmacia alla sua professione?
Sicuramente un importante valore aggiunto. Dopo la seconda laurea e un periodo formativo negli Usa ho deciso consapevolmente di dedicarmi esclusivamente alla nutrizione, portandomi però dietro il bagaglio farmaceutico acquisito negli anni. Negli Usa, dove i percorsi accademici hanno un approccio didattico molto più pratico rispetto alle facoltà universitarie italiane, ho fatto un’esperienza al Duke Diet & Fitness Center della Duke University del North Carolina. Lì ho svolto una tesi sperimentale sui programmi residenziali per obesi gravi e i vari tipi di diete ad oggi più note, nello specifico dieta mediterranea e dieta chetogenica.
3) Sempre più persone si rivolgono ad un nutrizionista. Non solo dimagrire ma anche migliorare la qualità e il proprio stile di vita.
Affermazione assolutamente pertinente. La maggior parte delle persone che si rivolgono a me sono normopeso o molto vicine al normopeso, con esigenze varie e magari disturbi del sonno, sonnolenza, etc. Il concetto di dieta, ovvero regime calorico restrittivo, che raggiunge il risultato nel breve periodo è ragionevolmente passato un po’ di moda per dare spazio al concetto di alimentazione corretta. Bilanciata e adeguata alle nostre necessità così che, chi per esempio svolge lavori sedentari può essere più produttivo, evitare problemi intestinali o gonfiore addominale ed in generale sentirsi meglio. Per avere benefici costanti e duraturi occorre mantenere nel tempo il piano alimentare proposto. In merito al dimagrimento, insieme a Federico Tessicini, imprenditore romano, e Mattia Midali, sportivo professionista e preparatore atletico, abbiamo ideato un programma per obesi gravi attraverso un approccio multidisciplinare olistico. Diversi professionisti (psicoterapeuta, preparatore atletico, nutrizionista, medico sportivo, ortopedico) che con un impegno di 3 ore settimanali intendono educare chi soffre di obesità e disturbi correlati a riprendere in mano la propria vita. Il programma rieducativo è oggi attivo a Roma Nord ma intendiamo diffonderlo su tutto il territorio della capitale. Recentemente, per questo progetto, abbiamo ricevuto un premio da JCI (Junior Chamber International) Roma Capitolina e siamo stati proposti per la sezione business di JCI Italia.
4) Alimentazione e sport camminano di pari passo. Come si imposta il lavoro con uno sportivo e quanto è complicato?
Lavorare con gli sportivi è molto divertente e al contempo faticoso. Si ha a che fare con persone molto motivate e con esigenze particolari. Lo sportivo ti segue in maniera pedissequa, tuttavia si aspetta risultati immediati. Il piano alimentare è strettamente correlato al tipo di sport, al tipo di allenamento e allo stile di vita. Sono 3 i dogmi fondamentali: alimentazione, idratazione, sonno. Se rispettati in maniera bilanciata, dal punto di vista alimentare il successo è garantito.
5) Numerosi studi e pubblicazioni scientifiche ci dicono oggi che è possibile dimagrire con piani alimentari ad elevato contenuto di grassi, moderate proteine e pochissimi carboidrati. La dieta chetogenica…
La dieta chetogenica è spesso vista con scetticismo anche da addetti ai lavori e viene spesso confusa con la dieta iperproteica, per cui le evidenze scientifiche hanno dimostrato che faccia male. Prima di partire per gli Usa anche io ero scettico; approfondendo e poi raccogliendo dati ho visto che viene addirittura usata per curare sotto stretto controllo medico pazienti con diabete di tipo 2. Più che di dieta parlerei di regime alimentare con riduzione drastica dei carboidrati, entro il limite di 30-40 grammi. La maggior parte degli alimenti sono grassi, con un bilanciamento delle proteine. Partiamo dall’assunto che l’organismo sfrutta come fonte di energia preferita i carboidrati. Levati questi il nostro organismo utilizza grasso corporeo per produrre energia per il fabbisogno. Ciò può avvenire quando sono depletate le riserve di glucosio e si inizia a bruciare grasso corporeo. Oggi è molto comune sentir parlare di dieta chetogenica per dimagrire velocemente e addirittura si parla di sfida dei 30 giorni. Questo è vero in termini estetici ma la dieta chetogenica è molto di più, è uno stile alimentare per trattare patologie gravi quali obesità, sindrome metabolica, ipertensione, ipercolesterolemia, e negli Usa viene persino impiegata per trattare l’epilessia nei bambini. Si va contro il fatto che i grassi fanno male e ingrassare. Anche la chimica ci insegna che simile scioglie simile; se mangio grassi brucio grassi, l’energia rimane costante senza picchi glicemici e passa la fame. I grassi vengono scissi in acidi grassi semplici e poi in corpi chetonici, da cui il nome dieta chetogenica.
6) Di quali alimenti grassi parliamo? E Poi, a molti suona strano questo binomio grassi/benefici. Esiste qualche effetto negativo?
Gli alimenti preferiti sono salmone, tonno, olio di oliva, olio di cocco, noci, mandorle, anche il burro in modiche quantità. Poi le verdure a foglie verdi: broccoletti, insalata, asparagi, in moderazione carciofi, e anche pomodori. I carboidrati non devono superare la quantità stabilita altrimenti utilizziamo quelli come fonte di energia. Esistono effetti collaterali reversibili e possono presentarsi la prima settimana; sono stanchezza, mal di testa, crampi muscolari, nervosismo, stitichezza. Questi si presentano non in tutte le persone e in diversa misura, in quanto stiamo completamente cambiando la fonte di energia del nostro organismo. Bevendo almeno 2 litri di acqua al giorno scompaiono rapidamente. Il piano alimentare deve essere fatto sotto stretta sorveglianza di un professionista in quanto se assumiamo carboidrati oltre una determinata soglia, aumenterà il peso ma anche colesterolo e trigliceridi. In Italia il limite della dieta chetogenica è il retaggio culturale ancora molto legato alla dieta mediterranea, validissima ma che spesso viene fatta male, non rispettando il primo gradino della piramide alimentare che è l’attività fisica.
7) E la dieta chetogenica negli sportivi?
La domanda è molto interessante. La letteratura scientifica ad oggi è poca ma esistono alcuni articoli che ne dimostrano la validità. Il problema è anche qui un retaggio culturale molto legato al tema dell’impiego di carboidrati pre e post gara. Non esiste quindi una letteratura cospicua che ci dica che la dieta chetogenica vada bene per gli sportivi professionisti ma neanche una letteratura che ne confuti un eventuale impiego. È un terreno ancora da esplorare, per vederne gli effetti in allenamento e soprattutto sotto gara.
8) Ad Aprile incontrerà negli USA il Dr. Eric Westman, direttore della Duke University Lifestyle. Quali prospettive future ci attendono nella lotta a obesità, diabete e sindromi metaboliche tramite la dieta chetogenica?
Il Prof. Westman è anche Presidente dell’Associazione Bariatrica Americana e fondatore di Heal clinic. Queste cliniche si prefiggono l’obiettivo di sconfiggere obesità gravi e diabete di tipo 2 attraverso la dieta chetogenica e senza l’impiego di farmaci. Questi propositi sono frutto di anni di ricerca del Prof. Westman già a partire dagli anni ‘90. Sotto controllo medico in circa sette settimane riesce a ridurre drasticamente i farmaci. Al momento sono attive tre cliniche negli Usa, anche grazie a progetti di crowdfunding, al fine di realizzare un programma certificato che possa raggiungere tutti i pazienti del sistema sanitario americano. Ad Aprile sarò anche a Seattle per la Low Carb Conference, dedicata ad alimentazione con basso apporto di carboidrati.
Foto © Studio Medico Mignano/Dellavalle