Potrebbe aprirsi una nuova frontiera di speranza nella cura dei tumori pediatrici. Un nuovo trattamento combinato per gliomi resistenti e ricorrenti di basso grado ha rallentato la crescita tumorale e ucciso le cellule tumorali in modelli di laboratorio e sui topi.
Lo comunica una nota dei ricercatori del Johns Hopkins Kimmel Cancer Center e della Johns Hopkins University School of Medicine, che in uno studio hanno combinato il carboplatino, un farmaco chemioterapico standard efficace contro questi tumori cerebrali e everolimus, che blocca l’enzima chiamato mTOR, che precedenti ricerche hanno dimostrato alimentare la crescita di questi tumori.
Lo studio è stato pubblicato nel numero di Neuro-Oncology del 14 febbraio 2019. Eric Raabe, M.D., Ph.D., professore associato di oncologia e esperto di tumori cerebrali infantili presso il Johns Hopkins Kimmel Cancer Center, afferma che ”i tumori si ripresentano in circa il 50% dei pazienti trattati per glioma di basso grado e richiedono un trattamento aggiuntivo con la chemioterapia. I tumori ricorrenti – spiega – sono spesso resistenti alla chemioterapia”.
La combinazione
I ricercatori si sono chiesti a questo punto se la combinazione di carboplatino e everolimus sarebbe stata più efficace. Se trattate con solo carboplatino, quattro diverse linee cellulari umane di cellule di cancro al glioma di basso grado non rispondevano al farmaco oppure continuavano a crescere. Allo stesso modo, alcune linee cellulari erano resistenti solo a everolimus. Quando i ricercatori hanno trattato le stesse linee cellulari con una combinazione di carboplatino ed everolimus, le cellule sono morte o sono cresciute più lentamente.
“Abbiamo visto – spiega Raabe – una drammatica inibizione della crescita dopo che una bassa concentrazione di everolimus è stata combinata con il carboplatino. Abbiamo scoperto che everolimus ha interrotto un meccanismo chiave usato dalle cellule cancerogene per disintossicare il carboplatino: la capacità di everolimus di aumentare il potere del carboplatino suggerisce che questa combinazione potrebbe essere utilizzata efficacemente nei pazienti”.