Una sostanza attiva che conosciuta da 30 anni potrebbe inaspettatamente trasformarsi in una speranza contro il tumore agli occhi. Lo dimostra uno studio condotto da ricercatori delle Università di Bonn e Magdeburgo insieme a colleghi statunitensi. I risultati sono pubblicati nella rivista “Science Signaling”.
Ma qual è questa pianta? La pianta le cui foglie contengono questa sostanza è il Symphoricarpos orbiculatus. Forma frutti di colore rosso brillante, che ne fanno una pianta ornamentale popolare. La pianta, originaria della Corea, è sorprendentemente resistente all’attacco degli insetti: le sue foglie, spiega la nota dell’università tedesca, contengono batteri che producono un insetticida naturale, una tossina con il nome FR900359, FR abbreviato.
Questa tossina potrebbe presto diventare una stella in un campo completamente diverso: come potenziale farmaco contro il melanoma uveale, la variante più comune e aggressiva del tumore agli occhi. FR – si legge – è stato al centro della ricerca farmaceutica da qualche tempo: “La sostanza inibisce un importante gruppo di molecole nelle cellule, le proteine Gq”, spiega il Prof. Dr. Evi Kostenis dell’Istituto di Biologia Farmaceutica dell’Università di Bonn.
Le proteine Gq hanno una funzione simile nella cellula come centro di controllo di emergenza della città: quando il centro di controllo riceve una chiamata, informa la polizia, l’ambulanza e i vigili del fuoco come richiesto. Le proteine Gq, d’altra parte, possono essere attivate da determinati segnali di controllo. Quando sono ”on” attivano o disattivano diversi percorsi metabolici, ma si disattivano in breve tempo.
La mutazione
Nel melanoma uveale, tuttavia, una piccola mutazione le impedisce di tornare allo stato inattivo. Rimangono quindi permanentemente attive. A causa di questo malfunzionamento, le cellule che ospitano questa mutazione iniziano a dividersi in modo incontrollabile.
“Il FR può fermare questa attività di divisione”, afferma Kostenis. “Questo è qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato.” La sostanza – spiega – “si aggrappa” alle proteine e assicura che rimangano nella loro forma inattiva. FR, in sostanza, ignora le proteine Gq che sono già state attivate.
“Pertanto, sembrava impossibile che la sostanza fosse efficace nelle proteine Gq mutate e quindi permanentemente attive”, sottolinea la dott.ssa Evelyn Gaffal dell’Università di Magdeburgo. “Abbiamo usato FR nei nostri esperimenti – spiega – e siamo rimasti sorpresi nello scoprire che sopprime la proliferazione delle cellule tumorali”.