NBA – La “stagione delle coppie”: la Southwest Division di James e Russ

La stagione numero 74 della NBA, il campionato cestistico più bello, emozionante e incerto del mondo è al via. La caccia al trono dei Toronto Raptors campioni in carica è ufficialmente partita: 82 gare di stagione regolare più i playoff per decretare chi, nella prossima estate, si metterà l’anello al dito.

Solo una tra le 30 franchigie in lizza esulterà in quella che è stata ribattezzata la “stagione delle coppie”: ogni team, infatti, dispone di almeno un paio di stelle in grado di alzare i giri del motore in maniera esponenziale. Dopo aver affrontato la Northwest Division, il viaggio nel selvaggio West prosegue con la Southwest dove, se possibile, il livello si alza ancora di più.

Dallas Mavericks

NBA - La "stagione delle coppie": la Soutwest Division di James e Russ

Doncic e Porziņģis

I Mavericks da sempre, come il loro patron Mark Cuban, sono stati una franchigia atipica. Non è un caso che il loro leader storico, uno dei più forti giocatori che abbiano mai calcato i parquet dell’NBA non sia uno statunitense bensì un tedesco. Dirk Nowitzki dopo undici anni e un anello nel 2011 ha detto stop lo scorso giugno ma non prima di aver svezzato la nuova guida carismatica dei Mavs.

Luka Doncic, 20 anni, e un futuro da All Star. Il ragazzo sloveno, Rookie of the Year la scorsa stagione, ha fatto vedere cose che vanno ben oltre i 21 punti e quasi 8 rimbalzi a partita. Doncic ha fatto vedere carattere, leadership, furore agonistico che hanno esaltato il pubblico di Dallas.

Il suo gemello sarà Kristaps Porziņģis, praticamente fermo da un anno e mezzo per un infortunio al ginocchio. Il lettone è stato scaricato da New York che potrebbe aver commesso l’ennesimo errore: i Mavs non solo lo hanno rifirmato per cinque anni ma le prime partite di preseason hanno detto che l’intesa con Doncic è già ottima. Insieme i due possono davvero formare una delle coppie più intriganti della Lega, senza aver peraltro passaporto USA.

Houston Rockets

Sette stagioni fa quando si divisero, dopo aver diviso lo spogliatoio per tre anche con Kevin Durant, James Harden e Russell Westbrook mai avrebbero pensato di tornare a giocare insieme. Invece questa estate la reunion si è materializzata con un obiettivo comune: mettersi al dito l’anello NBA e regalare il titolo ai Rockets che, dalle parti di Houston, manca dai tempi di Hakeem “The Dream” Olajuwon.

Coach D’Antoni, che non ha ancora certezze sul suo futuro, sa benissimo che il destino dei texani passa per le mani del numero 0 e del numero 13. I due, ormai trentenni, sono due giocatori diversi dagli anni di Oklahoma City ed entrambi amano aver la palla in mano per il tiro decisivo. Leader nati, Harden e Westbrook devono abbattere quella montagna insormontabile che si chiamano playoff.

Convivere, sette anni dopo, non sarà semplice ma parliamo di uno che lo scorso anno ha messo a segno 36.1 punti a partita e del suo nuovo/vecchio compagno che da tre stagioni va in tripla doppia di media. Insomma se cercate gli alieni, un paio li troverete al Toyota Center.

Memphis Grizzlies

Ja Morant

L’epoca del Grit & Grind è finita questa estate dalle parti di Memphis. La franchigia divenuta famosa per il suo pressing asfissiante ha dato una ventata di novità dopo che la sua guida, Mike Conley, ha preso la strada di Utah per fare coppia con Donovan Mitchell.

Nella città che ha dato i natali al Re Elvis Presley, i Grizzlies si affidano a una coppia di ventenni arrembanti, cattivi e che sanno benissimo come il futuro, anche nel selvaggio West, possa essere molto roseo per loro e per i Grizzlies.

Ja Morant è la seconda scelta assoluta del draft NBA di quest’anno: prima di lui solo Zion Williamson che ritroverà nella stessa Division. La guardia proveniente da Murray State arriva nella pallacanestro dei grandi portando con sé atletismo e sfrontatezza fuori dal comune.

Jaren Jackson Jr., al suo secondo anno, potrebbe iniziare il suo percorso per diventare l’uomo franchigia dei Grizzlies. Sotto questo punto di vista appare perfetta la scelta di affidare la panchina a Taylor Jenkins, ex assistente a Milwaukee, dove ha lavorato con profitto con un certo Giannis. Insomma se il presente appare ancora difficile, il futuro dalle parti di Memphis appare davvero roseo.

New Orleans Pelicans

Zion Williamson

Passare dalla disperazione all’esaltazione nel giro di pochissimo tempo. I tifosi dei Pelicans erano sull’orlo di una crisi di nervi quando hanno saputo che il loro uomo franchigia, Anthony Davis, aveva chiesto la cessione senza se e senza ma. Lo stato maggiore dei Pelicans però ha tenuto duro fino a che lo scorso 14 maggio non è arrivata la notizia che New Orleans aveva vinto la lotteria pescando il numero uno al Draft.

Numero uno che significava Zion Williamson, semplicemente il prospetto più atteso e interessante dai tempi di un certo LeBron James. A quel punto Anthony Davis è stato ceduto proprio ai Lakers di LBJ in cambio di Lonzo Ball, Brandon Ingram, Josh Hart e tre prime scelte al Draft: un restyling completo per una franchigia che si appresta a diventare una delle più giovani e intriganti dell’intera NBA.

A guidare il gruppo ci sarà la sapienza di Jrue Holiday una delle guardie più sottovalutate della Lega. Lui sarà il leader di un gruppo che comprende anche Niccolò Melli e che inizierà senza Zion per i primi due mesi causa un infortunio al menisco. Ma ciò non toglie che i Pelicans possono essere tranquillamente una delle squadre del futuro e togliersi tante, tantissime soddisfazioni.

San Antonio Spurs

LaMarcus Aldridge

Nel 1976 la NBA approvò l’espansione della Lega inglobando alcuni team della defunta ABA. Tra loro c’erano i San Antonio Spurs. Da quel momento la franchigia texana ha centrato i playoff in 39 stagioni sulle 43 disputate nel campionato di basket più bello del mondo con una striscia aperta di 23 partecipazioni consecutive.

Basterebbero questi dati per non scommettere mai contro i neroargento di Gregg Popovich, una leggenda dello sport americano grazie ai cinque anelli che porta al dito. Da un paio di annate però anche gli Spurs stanno pagando dazio a un Ovest sempre più competitivo e alla carta di identità che ha cambiato inevitabilmente un roster che ha fatto la storia. Oggi le nuove stelle sono DeMar DeRozan e LaMarcus Aldridge, 30 anni il primo e 34 il secondo. Insomma non certo due su cui programmare un futuro a lungo termine ma sicuramente atleti che, messi nel contesto giusto, possono ancora dire la loro.

San Antonio dovrà lottare disperatamente per acciuffare i playoff perché, sulla carta, almeno sette squadre le sono davanti ma, come detto, quando la lotta si fa dura e c’è qualcosa di grosso in palio, dare per morti gli Spurs sarebbe l’errore più grande che si possa commettere.