Depressione, i ricercatori del Salk Institute hanno scoperto differenze nei modelli di crescita dei neuroni nei pazienti resistenti agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI). Il lavoro, pubblicato in Molecular Psychiatry il 22 marzo 2019, si legge in una nota, ha implicazioni per la depressione e altre condizioni psichiatriche come il disturbo bipolare e la schizofrenia.
“Con ogni nuovo studio – spiega il professor Salk Rusty Gage, autore senior dello studio e presidente dell’Istituto – ci avviciniamo a una più completa comprensione dei complessi circuiti neurali sottostanti le malattie neuropsichiatriche, inclusa la depressione maggiore”.
“Questo documento, insieme a un altro di recente pubblicazione – spiega – non solo fornisce informazioni su questo trattamento comune, ma suggerisce anche che altri farmaci, come gli antagonisti serotoninergici, potrebbero essere opzioni aggiuntive per alcuni pazienti”.
“Volevamo sapere se la biochimica della serotonina – spiega Krishna Vadodaria, uno scienziato dello e primo autore dello studio – l’espressione genica e il circuito erano alterati nei pazienti che non rispondono alle terapie rispetto a quelli che rispondono, che utilizzavano neuroni serotoninergici derivati da pazienti affetti da depressione maggiore”. “L’uso di neuroni derivati da pazienti MDD reali fornisce una nuova rappresentazione di come i ‘responder’ si confrontano con i ‘non responder'”.
I neuroni dei non responder, spiega la nota Salk, avevano proiezioni più lunghe rispetto ai responder. L’analisi genica ha rivelato che anche i non responder avevano bassi livelli di geni chiave coinvolti nella formazione di circuiti neuronali. Quando questi geni sono stati resi non funzionali nei neuroni serotoninergici, i neuroni hanno sviluppato le stesse proiezioni insolitamente lunghe nei non responder. Queste caratteristiche anormali – si legge – potrebbero portare a troppa comunicazione neuronale in alcune aree del cervello e non abbastanza in altre parti, e spiegare perché i farmaci non sempre funzionano per trattare la depressione maggiore.