L’amore per lo sport, vero, appassionato, si percepisce sin da subito, non solo dalle parole ma, soprattutto, dalle espressioni. Giovanni Malagò, numero uno dello sport italiano, festeggia oggi 60 anni e regala a noi di OutsiderSport una chiacchierata a 360 gradi.
Presidente, sono 6 anni e 23 giorni che Lei è a capo del Coni: come è lo stato attuale del nostro movimento e come è cambiato in questo periodo?
“Lo sport è da sempre un’eccellenza del Paese e continua a raccogliere straordinari successi in ogni disciplina, rendendoci orgogliosi dei nostri campioni e di una scuola tecnica che è un punto di riferimento nel mondo. Sono riscontri oggettivi, certificati dal medagliere olimpico di tutti i tempi. Ci sono ovviamente anche zone d’ombre ma in questi anni sono stati raggiunti risultati importanti a fronte di una pianificazione mirata, degli investimenti sostenuti per i Centri di Preparazione Olimpica e del rapporto sinergico con le Federazioni. Esiste un’attività costante per favorire il ricambio generazionale e l’impagabile impegno di chi ogni giorno cerca di portare un valore aggiunto al movimento”.
Nel 2013 vinse da outsider: come si affronta una sfida del genere, partendo dal presupposto che, almeno sulla carta, non si hanno i favori del pronostico?
“Nella vita credo sia necessario avere coraggio, credere nei propri mezzi e perseguire i sogni più ambiziosi. Senza paura. Ho creduto in quel risultato, l’ho costruito con passione, cercando di promuovere il mio programma e di coinvolgere gli interlocutori facendoli sentire parte integrante del progetto. È fondamentale portare avanti le proprie idee con umiltà ma senza timori reverenziali”.
A proposito di outsider: sebbene avesse conseguito già vittorie in passato, Chicco Molinari è stato il grande protagonista del 2018 e ha iniziato il 2019 vincendo l’Arnold Palmer. Che spinta daranno questi successi al movimento del golf e soprattutto alla Ryder Cup del 2022?
“Molinari è reduce da una stagione sensazionale, è riuscito a ottenere risultati incredibili, dando lustro non solo al golf ma a tutto lo sport italiano. È stato, tra l’altro, l’assoluto protagonista della Ryder Cup disputata a Parigi, offrendo un contributo determinante alla causa del team europeo, e anche per questo diventa indubbiamente un testimonial quasi naturale per l’evento che ospiteremo nel 2022 ma anche un modello per chiunque si avvicini alla disciplina”.
Sofia Goggia, Arianna Fontana, Bebe Vio, naturalmente Federica Pellegrini e molte altre atlete ancora: in questo momento storico lo sport azzurro ha molte sfumature di rosa. Solo un fatto generazionale o c’è altro dietro?
“La crescita esponenziale della competitività dello sport declinato al femminile è un vanto enorme per il nostro movimento. Ai Giochi di PyeongChang 2018 gli ori azzurri sono stati tutti colorati di ‘rosa’, grazie a Sofia Goggia, Arianna Fontana e Michela Moioli, ma la tendenza è assolutamente generale e mi viene da pensare alle recenti affermazioni internazionali nelle varie discipline estive e invernali. È un processo virtuoso, che cerchiamo di incentivare quotidianamente, anche per quanto riguarda le posizioni apicali del nostro mondo. Alessandra Sensini, Vice Presidente del CONI, ne è la testimonianza più eloquente ma devo dire che negli ultimi anni abbiamo lanciato segnali molto importanti, raggiungendo traguardi fondamentali: penso all’istituzione del fondo per la maternità, grazie al lavoro congiunto della nostra Commissione Atleti con il MEF e alla decisiva collaborazione del Governo, e all’introduzione della quota del 30% di rappresentanza di genere diverso all’interno dei Consigli Federali”.
Come mai in un periodo in cui fioccano le vittorie individuali, a livello di squadre, l’Italia fatica un po’ di più?
“Credo che lo scenario in questo caso sia facilmente mutevole, va decodificato tenendo conto di una logica legata a cicli che nascono e si esauriscono e c’è da considerare anche la complessità legata ai ricambi generazionali ma ci sono diversi segnali positivi da celebrare. Qualche mese fa abbiamo vinto un oro storico nel Mondiale nel 3×3 di basket, nuova disciplina nel programma di Tokyo 2020, e un fantastico argento iridato con le ragazze della pallavolo. Sempre recentemente la Nazionale maschile di pallacanestro si è qualificata – dopo 13 anni – ai prossimi Mondiali, e anche nel rugby, mentre con gli uomini fatichiamo, con la squadra femminile stiamo ottenendo risultati importanti. Senza dimenticare che siamo comunque reduci dalle medaglie olimpiche ottenute con la Nazionale di pallavolo maschile e con entrambe le squadre azzurre di pallanuoto ai Giochi di Rio. E’ ovvio che si lavora sempre per migliorare, soprattutto in alcune discipline impegnate per invertire il trend, consapevoli però delle dinamiche da valutare nell’analisi complessiva di questa tematica”.
Siamo apprezzati in tutto il mondo per l’organizzazione dei nostri eventi (Internazionali di tennis, Sei Nazioni, Piazza di Siena, vari Mondiali): perché è così difficile invece portare i Giochi Olimpici, estivi e invernali, nel nostro Paese?
“Siamo al lavoro sul progetto Milano Cortina per i Giochi Invernali del 2026. La decisione verrà presa a giugno a Losanna e ovviamente stiamo facendo squadra per raggiungere il traguardo, con un’apprezzabile unità di intenti. Inutile tornare su quello che è accaduto in passato relativamente alla candidatura di Roma 2024, che rimane comunque una ferita aperta. Il discorso dei Giochi va approfondito: sono cambiate le regole d’ingaggio, credo che tutti i Paesi stiano metabolizzando le novità legate all’Agenda 2020 che hanno rivoluzionato l’approccio al tema. Basta ripercorrere le tappe che ci hanno portato al testa a testa attuale tra Milano Cortina e Stoccolma Are per il 2026 e vedere quante Nazioni, tra semplici manifestazioni di interesse e successivamente candidature, per motivi vari, hanno fatto un passo indietro. Credo quindi sia una tematica generale, difficile da circoscrivere a un singolo Paese”.
La vicenda di Manuel Bortuzzo ha colpito tutti ma il ragazzo non ha mai perso il sorriso: lo sport si dimostra, ancora una volta, un motore incredibile in queste situazioni drammatiche.
“Sport vuol dire solidarietà e fratellanza, accettare ogni sfida per farla diventare occasione di crescita e di evoluzione personale. Lo splendido sorriso di Manuel è un esempio per tutti e sintetizza un messaggio bellissimo: cercare di essere più forti delle difficoltà e guardare al futuro con ottimismo perché c’è sempre un nuovo traguardo da raggiungere. È straordinario che sia lui, nonostante l’assurda vicenda che l’ha visto incredibilmente coinvolto, a incoraggiare gli altri”.
Lei oggi taglia un traguardo importante: Giovanni Malagò cosa regalerebbe a Giovanni Malagò?
“Una festa semplice, con la mia grande famiglia. È un orgoglio celebrare un compleanno così significativo avendo accanto le persone che porto nel cuore: i miei genitori, le mie figlie, fino al mio nipotino. A giugno diventerò nonno per la seconda volta. Sono loro la forza motrice dell’impegno che metto ogni giorno nel mondo dello sport. Che sarà per sempre la mia passione senza confini”.
Tanti Auguri, Presidente Malagò…